“Questo è un cane alfa, vuole dominarti, devi fargli sentire chi è il capo”.. Ma è davvero così?

A tutti prima o poi nella vita accade di trovarsi nella situazione in cui il conoscente, l’amico che ha addestrato i cani (e quindi diviene automaticamente un esperto del settore) o per assurdo, un perfetto sconosciuto incontrato per caso al parco, pronuncino queste parole: “Questo è un cane alfa, vuole dominarti, devi fargli sentire chi è il capo”. Ma è davvero così? I cani si alzano la mattina pensando di conquistare il mondo o nascono con questa particolare inclinazione? Per parlare di dominanza, di errori scientifici e di credenze popolari, servirebbero capitoli e capitoli di un libro ed in effetti questa è la realtà. Sono stati scritti innumerevoli volumi riguardo la composizione di un branco e l’approccio umano al cane ma solo negli ultimi anni sono stati riconosciuti gli enormi errori della ricerca scientifica e di conseguenza pubblicati libri aggiornati e corretti, tuttavia il loro numero è irrisorio rispetto alla massa di informazioni obsolete che ci circondano. Dagli anni ’40 agli anni ’70 gli studi sui lupi si sono concentrati su branchi di esemplari in cattività, tra loro sconosciuti e non imparentati, provenienti da diverse fonti ; questo tipo di approccio provocò una fortissima alterazione nel comportamento dei lupi. Lo stato innaturale in cui vivevano, l’impossibilità di andarsene e le obbligate interazioni con individui estranei, creavano uno stato di frustrazione e stress tale da rendere impossibile l’osservazione di comportamenti sociali naturali e spontanei. I lupi erano in prigione. Alcuni esemplari utilizzavano la forza fisica per raggiungere o difendere risorse e territorio, gli alti livelli di stress dettati dalla situazione sfalsavano il loro comportamento e inducevano l’aggressività laddove la natura tenta di azzerare i conflitti con l’uso della ritualizzazione. Proprio da questi studi derivano i concetti di leadership intesa come dominanza per sopraffare l’altro, utilizzando l’aggressività in modo costante e quasi incontrollato, il leader diviene un dittatore totalitario che detta regole al gruppo, dove l’unica legge valida è la dominanza o la sottomissione, mors tua vita mea direbbero i romani. Ma perché i lupi furono studiati in cattività? Perseguitati per molto tempo, gli esemplari rimasti vivi erano divenuti così schivi da far credere in un’effettiva estinzione della specie, in realtà il lupo era diventato un perfetto fantasma, questa fu la miglior strategia di conservazione che questo splendido animale poteva attuare in tali circostanze, ancora oppresso dalle leggende che lo vedevano portatore di disgrazie. Gli anni ’80 segnano l’inizio di un nuovo capitolo nella ricerca scientifica legata ai lupi, qualche ricercatore pioniere cominciò a spingersi nelle zone dove l’uomo non era presente per cercare branchi non “contaminati” dalla presenza umana; quasi senza risorse anche in Italia ricominciò la “caccia al lupo” ma stavolta per ritrovarne le tracce e cercare di salvaguardare i pochi esemplari rimasti autoctoni. I ricercatori si muovevano di notte, seguendo le impronte, iniziarono anche i censimenti con la tecnica del Wolf Houling, un sistema ispirato alla pratica per rintracciare i lupi utilizzata dai cacciatori. Durante il wolf houling vengono riprodotti ululati tramite un registratore amplificato ed un potente altoparlante per indurre risposte vocali, stimando in tal modo la presenza di individui sul territorio e l’avvenuta riproduzione attraverso l’ululato dei cuccioli. Il modo di osservare i lupi stava cambiando, così come ciò che veniva osservato. In natura il comportamento sociale era completamente diverso, si iniziarono a comprendere le reali dinamiche che guidano un branco, basate su legami famigliari e cooperazione. Il ruolo dell’alfa appartiene ai genitori che guidano le attività del gruppo e lo organizzano in un sistema di suddivisione dei lavori, la femmina predomina nella cura e nella protezione dei cuccioli, che rimangono con i genitori da uno a tre anni, aiutando nelle attività sociali e di caccia, compito solitamente regolato dal maschio. Occasionalmente, anche in relazione alla disponibilità di prede, i gruppi possono unirsi o dividersi, il branco perciò è un sistema in divenire, lupi estranei talvolta possono unirsi al gruppo in sostituzione di uno dei due genitori deceduti o come membro aggiunto. La riproduzione è distintiva della coppia alfa, due mesi prima dell’estro della femmina, i testicoli dei maschi escono dallo stato atropico (il maschio alfa è funzionale tutto l’anno) ed  alcuni esemplari iniziano la competizione che non porterà alla riproduzione con la madre, bensì alla comprensione del loro livello di forza. Chi ha la stoffa dell’alfa si staccherà dal branco per cercare una femmina con cui creare un nuovo gruppo. In egual modo le femmine forti che riescono ad evitare l’effetto degli ormoni soppressori dell’estro emanati dalla femmina alfa, si staccheranno dal gruppo per cercare un maschio. I giovani aiutano i genitori a crescere fratelli e sorelle, a cacciare, a proteggere il branco, la collaborazione, non la dominanza diviene la strategia di sopravvivenza migliore. In natura i rapporti nel branco sono in genere pacifici, l’aggressività è sostituita da atteggiamenti di ritualizzazione. Ma gli studi relativi ai lupi possono essere utilizzati per comprendere le relazioni sociali dei cani nei gruppi spontanei e nei branchi misti famigliari?Se i cani potessero organizzarsi in modo spontaneo, come si organizzerebbero? I cani sono il risultato dell’incrocio di diverse sottospecie di lupi asiatici ed europei, geneticamente il DNA di queste due specie è in gran parte sovrapponibile e l’accoppiamento lupoXcane da come risultato prole fertile ma questo non basta a considerarli lupi, tanti animali con DNA comune sono decisamente differenti, ad esempio scimpanzé e bonobo condividono il 99,6 % del genoma ma il loro comportamento è decisamente differente, così come la loro dieta. Il sistema migliore per studiare la socialità dei cani è ritrovare la situazione più spontanea e naturale possibile, ma branchi di cani selvatici non sono paragonabili a nessuno dei casi riguardanti i lupi sopracitati. Qual è realmente il comportamento sociale di un branco di cani? I nostri animali domestici quanto differiscono dal modello spontaneo dei cani da villaggio africani o asiatici? Nella seconda parte dell’articolo ci addentreremo nel loro mondo per scoprirne le dinamiche e capire come la coevoluzione con l’uomo ha modificato uno dei più affascinanti predatori che Natura abbia creato: il lupo. 

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