Piante velenose per i cani: scopri quali sono le 6 piante tossiche più comuni e cosa fare in caso di intossicazione

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L’estate non è solo spiaggia, sole e mare, ma, soprattutto per chi possiede un cane, la bella stagione equivale anche a lunghe e rilassanti passeggiate insieme al proprio amico a quattro zampe, immersi nella pace e nella tranquillità della natura.

Sicuramente un ottimo modo per sfogare le energie del tuo peloso, regalandogli un po’ di sollievo dalla calura estiva, ma attenzione: la natura – quella selvaggia e incontaminata, ma anche quella “domestica”, che possiamo trovare nei parchi e nei cortili delle abitazioni – potrebbe nascondere delle insidie.

Vi sono infatti alcune piante che, nonostante non rappresentino un pericolo per noi umani, sono nocive e altamente tossiche per i nostri amici a quattro zampe, ed è dunque molto importante imparare a riconoscerle.

Ecco perché noi di Aniwell abbiamo preparato per te questa lista con le 6 piante velenose più comuni, e qualche utile consiglio per sapere come comportarsi in caso di intossicazione.

Piante ornamentali velenose

1. L’edera

Tutti conosciamo l’edera. È quella pianta rampicante dalle foglie ovato-romboidali, di colore verde, più o meno intenso, con nervature più chiare.

Siamo soliti vederla ornare i muri delle case, i fusti degli alberi, oppure in vaso, appesa ai balconi, ma forse non sai che le foglie e le bacche di questa pianta sono estremamente tossiche per i nostri pelosi.

Se ingerite in grandi quantità, possono provocare seri danni all’apparato gastro-intestinale, che si manifestano con vomito, diarrea, tremori, fino a causare difficoltà respiratorie.

edera

2. L’oleandro

Altra pianta ornamentale molto diffusa e particolarmente amata per i suoi meravigliosi fiori dai colori accesi è l’oleandro, un arbusto sempreverde cespuglioso che possiamo comunemente trovare in moltissimi giardini e abitazioni, ma che può anche crescere spontaneamente vicino ai letti dei fiumi.

L’oleandro è caratterizzato da foglie verde scuro, di forma lunga e affusolata, ed è noto soprattutto per i suoi numerosissimi fiori, che possono perdurare per diversi mesi e il cui colore varia dal bianco al rosa, dal rosso al giallo, passando per i toni dell’albicocca.
Come spesso accade in natura, questa straordinaria bellezza nasconde in realtà un’incredibile pericolosità, non solo per i nostri amici a quattro zampe, ma anche per noi umani.

Ogni parte dell’oleandro pianta è tossica, dal momento che contiene glicosidi cardiaci, ovvero sostanze velenose che interferiscono direttamente con l’equilibrio elettrolitico del muscolo cardiaco.
I disturbi in caso di ingerimento vanno dalla salivazione eccessiva, alla nausea e al vomito, fino ai tremori e all’aritmia, che possono anche provocare la morte dell’animale per arresto cardiaco se non si interviene tempestivamente.

Oleandro

3. Il tasso

Conosciuto anche con l’emblematico nome di “pianta della morte”, il tasso è una conifera che, per la sua particolare capacità di sviluppo sia in altezza che in larghezza e grazie alla sua predisposizione ad assumere la forma desiderata tramite la potatura, viene impiegata soprattutto per la realizzazione di siepi e nell’arte topiaria.

Si presenta come un arbusto di color verde scuro, facilmente riconoscibile per le sue caratteristiche bacche color rosso vivo, che lo ricoprono interamente per gran parte dell’anno.

Il tasso è interamente tossico e l’indigestione di qualsiasi sua parte può provocare nei nostri amici a quattro zampe problematiche molto gravi, come tachicardia, bradicardia, difficoltà respiratorie e nella minzione, danni al fegato, pupille dilatate e tremori, fino a sfociare, nei casi più gravi, nel decesso provocato da paralisi cardiaca o respiratoria. Meglio dunque tenersi ben lontani da questo arbusto.

Tasso
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Piante selvatiche velenose

1. Il ricino

Il ricino è una pianta erbacea che, nelle nostre zone, può raggiungere al massimo i 2-3 metri di altezza. Le sue foglie possono essere verdi o rosse, dal bordo dentellato, e presenta particolari fiori raggruppati a grappoli. Si riconosce soprattutto per i suoi frutti a capsule spinose, dentro alle quali sono racchiusi tre semi.
E sono proprio questi ultimi a rappresentare un pericolo per i nostri amici a quattro zampe.

I semi del ricino, infatti, contengono ricina e ricinina, rispettivamente una fitossina e un alcaloide. Si tratta di due composti altamente tossici, che, nell’arco di 18-24 ore, possono provocare nei cani gastroenterite, febbre, ipertermia, edema boccale e della lingua, coliti e gravi danni renali. Solo in rari casi possono provocare la morte dell’animale, preannunciata dall’arrivo di convulsioni, ma è comunque meglio tenersi alla larga da questa pianta.

Ricino

2. La digitale

Pianta erbacea o arbustiva molto diffusa nei territori montani e collinari del nostro Paese, la digitale deve il suo nome alla particolare forma a campanula dei suoi fiori, che, in effetti, assomigliano moltissimo ad un ditale e rappresentano la caratteristica più distintiva di questa pianta.

Nei tempi antichi, la digitale era largamente impiegata in erboristeria e in omeopatia per merito delle sue proprietà curative, in particolare per il trattamento di problemi cardiaci, ma oggi il suo uso è vietato proprio a causa della sua tossicità.

Questa pianta, infatti, contiene glucosidi cardioattivi che, negli animali, possono provocare aritmie anche gravi. Ogni sua parte è tossica, ma non solo: anche l’acqua che eventualmente può essere entrata in contatto con la digitale ne viene avvelenata, divenendo imbevibile.

Digitale purpurea

3. Il faggio

Originario della Svezia ma ormai diffusissimo in tutta Europa – anche grazie al largo impiego del suo legno -, il faggio è un albero imponente e frondoso, che può raggiungere anche i 35 metri d’altezza.

Il suo nome deriva dal latino fagus, che significa mangiare, ma non lasciamoci ingannare: se il frutto è in effetti commestibile, lo stesso non vale per la parte esterna che lo ricopre, che è invece altamente tossica.

Contiene infatti saponine e composti poilifenolici che, una volta ingeriti, possono causare gravi dolori addominali, che, se non tempestivamente trattati, rischiano di aumentare, sfociando nel coma o nella paralisi.
Nello specifico, l’ingerimento del frutto del faggio da parte di un peloso (che non è certo in grado di sbucciarlo) potrebbe provocare dilatazione delle pupille, vomito, diarrea, nausea e intensi dolori al ventre.

Faggio

Cosa fare in caso di intossicazione?

E se, nonostante tu abbia preso tutte le precauzioni possibili, il tuo cane è comunque riuscito ad ingerire una foglia, un fiore o una qualsiasi altra parte di una delle piante finora elencate, cosa bisogna fare?

Se sei certo che il tuo cane abbia mangiato una pianta velenosa, la prima cosa da fare è contattare immediatamente il tuo veterinario di fiducia, riferiscigli ogni dettaglio sullo stato di salute del cane e recati subito nel suo studio per una visita.

Nel frattempo, non farlo vomitare e non dargli da mangiare, né da bere. Evita poi il fai-da-te: non sommistrargli farmaci auto-prescritti, ma attendi il parere di un professionista.

Infine, se hai dei dubbi riguardo alla pianta ingerita dal tuo cane, raccogline un campione da portare al veterinario, oppure ad un centro antiveleni.

In caso di intossicazione, rivolgiti subito al tuo veterinario di fiducia.

Ora sei pronto a partire in tutta sicurezza per le tue escursioni nella natura insieme al tuo amico a quattro zampe, ma se vuoi conoscere tante altre curiosità e informazioni utili sul mondo dei pelosi, continua a seguirci qui sul blog e sui nostri canali social!

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