Cani e umani hanno un rapporto estremamente intenso, probabilmente unico: è difficile trovare altre due specie animali che comunichino tra loro in modo così completo e articolato, raggiungendo forme di collaborazione estremamente varie e complesse. Come aveva già ampiamente mostrato Konrad Lorenz nel suo magistrale E l’uomo incontrò il cane (1950), questo rapporto si fonda anche su una serie di equivoci, da entrambe le parti. I cani, infatti, ci vedono come parte del loro branco, mentre noi tendiamo ad attribuire alle loro espressioni un significato a volte troppo umano: basti pensare a quando implorano il cibo dalla tavola, con uno sguardo e una postura che sembrano suggerire una crisi emotiva profonda, uno stato di prostrazione e sfiducia esistenziale a cui solo noi possiamo porre rimedio con un pezzetto di cibo dal nostro piatto. Naturalmente, le cose non stanno esattamente così: nel branco di lupi, ma anche tra i cani inselvatichiti, l’ordine con cui si partecipa al pasto è un segno fondamentale della gerarchia sociale e i mugolii disperati e le pose da cucciolo abbandonato sono, semplicemente, una tattica utile per ingannare noi umani in questi subdoli tentativi di arrampicata sociale.
Comunque sia, abbiamo sviluppato un ampio terreno comune, sul quale sappiamo già come incontrarci; sappiamo anche che, con tutte le differenze e gli equivoci del caso, i cani hanno un’intelligenza emotiva, il che significa sentimenti e coscienza. Possono, insomma, essere felici o infelici e ciò dipende, in gran parte, oltre che da loro benessere individuale, dalla qualità delle loro relazioni, con noi e gli altri membri del loro “branco”. Questa dipendenza dal gruppo di appartenenza, che è una strategia evolutiva estremamente efficace, permette ai cani, proprio come a noi umani, di adattarsi agli stimoli che ricevono nel gruppo di appartenenza, insomma di imparare. Così, sull’istinto del branco si può innestare l’apprendimento.
L’addestramento funziona esattamente così: si stabilisce un legame tra umano e peloso, solido e ben definito e, a partire da questo legame, si definiscono i comportamenti attesi. Per questo è importante premiare il cane quando fa il bravo: in questo modo, gli viene data una gratificazione per la sua partecipazione attiva alle attività del branco, il che lo appaga persino più del premio in sé.
Se poi il premio è anche buono, come questi snack all’albicocca, tanto meglio. Il sapore dolce, ovviamente senza zucchero, fornisce una gratificazione istantanea; la sua differenza rispetto al gusto dell’alimentazione normale, poi, ribadisce il senso di “occasione speciale” e rafforza il valore di premio. La betacarotene e vitamina C fornisce un notevole apporto energizzante e ricostituente, fondamentale per recuperare rapidamente dopo una bella sgambata, mentre la provenienza da agricoltura biologica garantisce che tutti gli ingredienti sono buoni e genuini.